In caso di sospetta lesione, è necessario sottoporsi il prima possibile a una visita specialistica. I sintomi sono evidenti: il paziente avverte, in fase di rottura, uno “schiocco” a livello articolare e, successivamente, dolore intenso, gonfiore, difficoltà a deambulare, instabilità del ginocchio. L’ortopedico può avvalersi di esami diagnostici come RX e risonanza magnetica per una valutazione e per indirizzare il paziente ai diversi trattamenti possibili: ginocchiera protettiva, ginocchiera di immobilizzazione o intervento chirurgico di ricostruzione, l’opzione più frequente.
La fisioterapia pre-intervento
In fase di diagnosi, lo specialista può prescrivere delle sedute di fisioterapia da effettuare prima e/o dopo l’intervento di ricostruzione del LCA. Prima dell’intervento, la riabilitazione ha diversi obiettivi:
il recupero dell’articolarità, in quanto il gonfiore e il dolore sviluppano un senso di incertezza nella deambulazione e una limitazione funzionale dell’articolazione del paziente;
la preparazione del tono muscolare;
la preparazione psico-fisica all’intervento e alla riabilitazione post-operatoria.
Generalmente per la preparazione pre-operatoria è sufficiente un ciclo di fisioterapia (circa dieci sedute per 3 volte a settimana prima dell’intervento). La terapia è personalizzata e, in base al caso, si utilizzano:
applicazione del ghiaccio subito dopo l’evento traumatico, per limitare la formazione dell’ematoma, ridurre il gonfiore, attenuare il dolore ed evitare il blocco dell’articolarità;
esercizi attivi e passivi per il recupero dell’articolarità;
esercizi per il recupero del tono articolare;
tecar (un trattamento elettromedicale, utilizzato soprattutto in caso di traumi e patologie infiammatorie muscolo-scheletriche).
Programma di riabilitazione dopo la ricostruzione del LCA
Grazie a interventi chirurgici sempre meno invasivi, il paziente viene predisposto alla deambulazione già a partire dal giorno successivo all’intervento di ricostruzione del legamento. Il fisioterapista inizia a mostrare il training del passo e la deambulazione con l’utilizzo dei bastoni canadesi (le classiche stampelle). Fondamentale anche il rapporto di empatia che si instaura tra fisioterapista e paziente: il paziente deve potersi fidare del fisioterapista, ma allo stesso tempo il professionista deve essere in grado di capire quali sono gli obiettivi principali del paziente e renderlo partecipe del programma di lavoro. Il ciclo di fisioterapia solitamente comprende 3 fasi della durata di 3 settimane ciascuna. Il paziente effettua la terapia tutti i giorni nei primi 15 giorni. Nelle successive 2-3 settimane, le sedute si svolgono 3 volte a settimana circa, per poi proseguire con 2 sedute a settimana. Generalmente, il paziente riacquista la completa autonomia in circa 40-60 giorni.
Prima fase
Mira al recupero del movimento attivo e passivo dell’articolazione del ginocchio, con particolare attenzione per l’estensione. Tra gli obiettivi, ridurre il dolore e l’edema e mantenere il tono muscolare.
Seconda fase
Ha inizio una volta recuperata la piena articolarità del ginocchio e nel momento in cui il paziente si sente più sicuro nel movimento e non ha dolori intensi. In questa fase si lavora sul rafforzamento sia dell’aspetto articolare che di quello muscolare. Si inizia anche il trattamento della cicatrice, con tecniche fisioterapiche strumentali e manuali, per evitare che diventino ipertrofica e cheloide e possa portare a conseguenze fisiche e psicologiche.
Si incrementano gli esercizi di propriocezione e viene data importanza al controllo dello schema del passo, perché in questa fase del programma si eliminano tutti gli ausili per la deambulazione e si passa al carico totale. Il passo va curato nel dettaglio perché coinvolge ossa, muscoli, tendini e compensi che, se viziati da un atteggiamento scorretto, potrebbero provocare danni a postura, articolazioni e muscoli interessati.
Terza fase
Infine, si incrementa il lavoro attivo di potenziamento muscolare con esercizi aerobici e anaerobici, finalizzati al recupero specifico in base alle esigenze del paziente: per esempio, se si tratta di uno sportivo che ha bisogno di tornare a praticare la disciplina il prima possibile, si eseguono esercizi che richiamano il gesto atletico. Se il paziente non ha particolari esigenze, il potenziamento muscolare è finalizzato alla ripresa delle normali attività quotidiane, quindi lavorare, guidare l’auto, fare una passeggiata.